Venerdì 8 dicembre la Commissione Europea e il Regno Unito hanno annunciato la conclusione di un primo accordo per disciplinare le numerose questioni sorte in seguito alla decisione del Regno Unito di uscire dall’Unione Europea. L’accordo in questione è stato approvato dal Consiglio Europeo il 15 dicembre scorso, ed è dunque possibile passare ad una seconda fase di negoziati, aventi ad oggetto le relazioni post Brexit tra Regno Unito e Unione Europea e altre questioni importanti quali ad esempio il commercio.

Per ora, è stato raggiunto un accordo sufficientemente dettagliato su tre punti chiave che l’Unione Europea considera di fondamentale importanza:

  • L’accordo sull’importo dovuto dal Regno Unito all’Unione Europea (il cosiddetto accordo di “divorzio”);
  • I diritti dei cittadini europei già presenti nel Regno Unito; e
  • Lo status del confine con l’Irlanda del Nord.

Per quanto riguarda i primi due punti, e cioè il calcolo di quanto dovrà pagare il Regno Unito all’Unione Europea prima dell’uscita (si pensa una cifra tra i 40 e i 60 miliardi di Euro) e lo status dei cittadini europei presenti in UK, tali questioni sono già state in parte risolte. Tuttavia, uno degli aspetti più importanti su cui è stato raggiunto un accordo è la questione dei confini (“hard border question”).

Mantenimento dello status attuale

Non vi saranno restrizioni ai movimenti e al commercio tra Irlanda e Irlanda del Nord, e quest’ultima non sarà in alcun modo separata dal resto del Regno Unito dopo la Brexit. Il Regno Unito intende mantenere un totale allineamento con il mercato unico europeo e con le norme sull’unione doganale che forniscono supporto alla cooperazione tra nord e sud, all’economia dell’intera isola britannica, nonché la protezione dell’accordo di Belfast (detto anche “accordo del venerdì santo” – Good Friday Agreement).

Nonostante qualche piccola ambiguità presente nella formulazione testuale delle norme, verosimilmente tutte le leggi che disciplinano il mercato unico europeo e l’unione doganale possono essere considerate di supporto per l’economia dell’Irlanda e per la cooperazione tra nord e sud. Ciò riduce sostanzialmente il rischio di divergenze normative tra il Regno Unito e l’Irlanda. Alla luce dell’accordo raggiunto l’8 dicembre, è difficile che il Regno Unito possa decidere per conto proprio su questioni quali l’ambiente, normativa dei prodotti e dei generi alimentari quando ha l’obbligo di rimanere allineato con l’Irlanda e l’Irlanda del Nord.

L’assenza di divergenze da un punto di vista normativo va a vantaggio delle imprese Irlandesi e dell’Irlanda del Nord e garantisce maggiori certezze per gli accordi futuri, soprattutto per quelle imprese che operano a livello transfrontaliero, nonché garantisce libero accesso al mercato del Regno Unito. Quest’ultimo aspetto, in particolare, è di fondamentale importanza per il vasto numero di agricoltori e produttori agroalimentari che si trovano da una parte e dall’altra del confine. Altra buona notizia, soprattutto per coloro che attraversano il confine ogni giorno per recarsi al lavoro, è il mantenimento della Common Travel Area tra Irlanda e Regno Unito.

E’ molto probabile che lo status del Regno Unito sarà in gran parte allineato con quello di altri Paesi membri dello Spazio Economico Europeo che non fanno parte dell’Unione Europea, come la Norvegia o la Svizzera. Norvegia e Svizzera non sono infatti direttamente soggette alla giurisdizione della Corte di Giustizia Europea e mantengono una certa autonomia, anche se limitata, su questioni in materia di mercato unico; tuttavia, uno svantaggio derivante da tale posizione consiste nel fatto che tali paesi sono in gran parte assoggettati alla normativa europea sul mercato unico senza avere parola sul contenuto di tali norme.

Quale sarà il prossimo step

A seguito dell’approvazione dell’accordo da parte del Consiglio Europeo, l’Unione Europea e il Regno Unito possono passare alla seconda fase di negoziati al fine di concludere un accordo che governi tutti gli aspetti relativi alle future relazioni tra Regno Unito e Unione Europea. Oggetto principale di tali negoziati sarà un accordo di libero scambio tra le due parti (EU-UK Free Trade Agreement).

L’assenza di un accordo di questo tipo comporterebbe dazi piuttosto elevati per il trasferimento delle merci tra Regno Unito e Stati membri dell’Unione Europea. Ad esempio, la media dei dazi sull’importazione di beni da Paesi terzi nell’Unione Europea nel corso del 2017 è stata: 35% sui prodotti lattiero caseari, 25% su zucchero e prodotti di pasticceria e 20% su bibite e tabacco. Il costo per l’importazione e l’esportazione di prodotti con tali tariffe è chiaramente svantaggioso per l’economia del Regno Unito e i suoi partner commerciali, dati anche gli attuali livelli di commercio.

Tuttavia, la negoziazione di accordi di libero scambio globali è sempre piuttosto complessa. Vale la pena evidenziare che l’accordo economico e commerciale globale tra Unione Europea e Canada è entrato in vigore a settembre dello scorso anno, nonostante i negoziati siano iniziati nel 2009.

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