Uno studio sul livello di internazionalizzazione delle PMI europee, condotto dalla Commissione Europea, che tramite un sondaggio su 9.480 PMI di 33 Paesi Europei, ha evidenziato la necessità di sostenere una maggiore internazionalizzazione per alcune delle motivazioni di seguito riportate: le PMI internazionali creano più posti di lavoro. Le stesse riportano una crescita dell’occupazione del 7% contro solo l’1% per le PMI che non svolgono attività internazionali; le PMI internazionali sono più innovative. Infatti, il 26% presentano innovazione di prodotto e di servizi, rispetto alle stesse aziende operanti nel medesimo settore, che si attestano solo all’8%; le PMI europee sono più attive a livello internazionale, solo per esportazioni extra-UE, rispetto alle imprese controparti operanti in Giappone e negli Stati Uniti. Le piccole e medie imprese (PMI) rappresentano il tessuto dell’economia europea e ne costituiscono il fulcro stesso, arrivando a rappresentare il 99% circa del totale delle imprese comunitarie. Per tale ragione, qualunque provvedimento finalizzato a stimolare la competitività all’interno dell’Unione Europea, non può prescindere dal tenere in debito conto le specificità e le peculiarità economiche di tali realtà imprenditoriali.

Da tali considerazioni, la Commissione Europea ha mostrato negli ultimi anni una crescente consapevolezza della necessità di predisporre politiche di sostegno alle PMI che siano frutto di una effettiva ricognizione delle problematiche incontrate dalle stesse nella loro attività.

Con lo Small Business Act, adottata il 09/11/2011, la Commissione Europea ha inoltre affermato di voler agire anche per promuovere l’internazionalizzazione delle PMI nel rispetto del principio di sussidiarietà. In particolare, alle PMI mancano le risorse manageriali, umane e finanziarie per acquisire le informazioni necessarie per operare in altri stati e per affrontare gli oneri amministrativi connessi al commercio internazionale. Inoltre, le PMI solitamente non possono accedere a risorse finanziarie sufficienti a finanziare

l’import/export e ad affrontare i maggiori rischi in cui si incorre, quando si opera al di fuori del proprio paese. Tuttavia, favorire il processo di internazionalizzazione delle PMI è un obbiettivo importante per promuoverne la crescita e l’acquisizione di nuove conoscenze relative ai prodotti e ai processi.

La Commissione Europea intende nei prossimi anni rilanciare con forza il progetto del mercato comune, come strumento idoneo ad aumentare il grado di integrazione economica dell’Unione, quale risorsa principale per far crescere l’economia europea. In un momento storico in cui il sostegno diretto all’economia da parte delle finanze pubbliche diventa sempre meno praticabile, per decisioni politiche e vincoli finanziari, il mercato unico diventa lo strumento principale in mano all’Unione Europea per aumentare la produttività e quindi raggiungere un grado soddisfacente di crescita economica.

L’importanza delle PMI nelle politiche europee è destinata ad aumentare anche nell’ambito della definizione degli obiettivi comunitari per il 2020 attraverso la strategia “Europa 2020”, adottata dalla Commissione nel marzo 2010, “per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva”. Con questo documento la CE propone gli obiettivi e i criteri generali per la programmazione 2014-2020, affrontando grandi sfide quali l’uscita dalla crisi, la globalizzazione delle relazioni economiche, il cambiamento climatico, la scarsità delle risorse (acqua, energia, materie prime), l’evoluzione demografica, i contrasti sociali.

Europa 2020 si incardina su tre priorità, concepite per rafforzarsi a vicenda: 1. crescita intelligente: sviluppare un’economia basata sulla conoscenza e sull’innovazione; 2. crescita sostenibile: promuovere un’economia più efficiente sotto il profilo delle risorse, più verde e più competitiva; 3. crescita inclusiva: promuovere un’economia con un alto tasso di occupazione che favorisca la coesione sociale e territoriale.

Queste tre priorità, nell’intenzione della Commissione, delineano un “quadro dell’economia di mercato sociale europea per il XXI secolo”.

Il perseguimento di queste priorità deve portare al raggiungimento di diversi obiettivi generali entro il 2020:

  1. il 75% delle persone di età compresa tra 20 e 64 anni deve avere un lavoro;
  2. il 3% del PIL dell’UE deve essere investito in Ricerca & Sviluppo;
  3. il tasso di abbandono scolastico deve essere inferiore al 10% e almeno il 40% dei giovani deve essere laureato;
  4. 20 milioni di persone in meno devono essere a rischio di povertà.

Un’altra delle priorità fondamentali individuate da “Europa 2020”, nonché dall’“Atto per il mercato unico” della Commissione e dallo “Small Business Act”, consiste nel facilitare l’accesso delle PMI ai finanziamenti.

Le PMI dipendono in larghissima misura dai prestiti bancari per il proprio finanziamento esterno; ma nell’attuale contesto di crisi, caratterizzato da un crollo dei prestiti concessi all’economia reale, per le imprese in questione accedere ai prestiti risulta sempre più difficile e, dunque, si dovrebbero mettere a loro disposizione alternative idonee.

Per questo motivo la Commissione ha presentato una strategia volta a semplificare l’accesso ai finanziamenti da parte delle PMI, con un piano d’azione che prevede un maggiore sostegno finanziario da parte del bilancio dell’UE e dalla Banca Europea degli Investimenti, nonché una proposta per un Regolamento che stabilisca norme uniformi per la commercializzazione di fondi di capitale di rischio.

Il percorso tracciato dall’UE per giungere ai singoli programmi regionali assegna, rispetto al passato, un ruolo più importante al livello nazionale e rende quindi necessario che le Regioni siano in grado di negoziare in modo consapevole i contenuti strategici che saranno fissati nel Contratto di partenariato tra lo Stato e l’UE. La Commissione intende coordinare maggiormente i programmi gestiti direttamente (come ad es. HORIZON 2020) con la politica di coesione, ossia con i programmi gestiti direttamente dagli Stati membri

e dalle Regioni.

In quest’ottica, il sostegno finanziario fornito alle imprese dall’Unione Europea si manifesta sotto varie forme: sovvenzioni, prestiti e garanzie ed è reso disponibile direttamente o indirettamente, attraverso programmi gestiti a livello nazionale o regionale, come i fondi strutturali.

I piani di sostegno rientrano nelle seguenti categorie:

A. Programmi tematici (fondi UE gestiti direttamente dalla Commissione Europea). Tali finanziamenti sono gestiti direttamente dalla Commissione Europea, con l’assegnazione di risorse finanziarie a programmi tematici pluriennali nei vari settori (es: ricerca e innovazione, imprese, ambiente). Le PMI e le altre organizzazioni possono presentare domanda di adesione nell’ambito dei programmi. I fondi a gestione diretta seguono due procedure di aggiudicazione distinte:

  • le sovvenzioni, ovvero co-finanziamenti a carattere tematico (es: ricerca, ambiente, imprese, ecc.) assegnati a progetti europei le cui candidature sono presentate a seguito d’inviti a presentare proposte, pubblicati periodicamente nell’ambito dei Programmi tematici pluriennali dell’UE. La sovvenzione a fondo perduto copre una percentuale dei costi ammissibili di ciascun progetto che varia mediamente tra il 50% e l’80%. Il cofinanziamento deve essere integrato quindi da risorse proprie del beneficiario.
  • le gare d’appalto finalizzate all’acquisto di beni, servizi o opere da parte della Commissione Europea. I fondi sono erogati nell’ambito di bandi di gara pubblicati periodicamente e coprono il 100% del valore del servizio, fornitura o lavoro prestato comprensivo dell’utile d’impresa.

B. Fondi strutturali (o fondi UE gestiti indirettamente dalla CE). Si tratta di fondi la cui gestione è demandata agli Stati membri attraverso le loro amministrazioni nazionali o regionali e locali. Le risorse finanziate dal bilancio dell’UE sono trasferite agli Stati membri, in particolare alle Regioni, che sulla base di programmi operativi (POR) ne dispongono l’utilizzo e l’assegnazione ai beneficiari finali. Essi rappresentano i maggiori strumenti di finanziamento comunitario a favore delle imprese. Nella Politica di Coesione 2014-2020 le novità più significative dei fondi strutturali riguardano soprattutto il “nuovo approccio alla programmazione” che mira a garantire un impiego integrato dei fondi.

C. Strumenti finanziari. L’UE prevede inoltre per il sostegno alle imprese anche una serie di strumenti finanziari (prestiti, garanzie, ecc.) per la maggior parte disponibili solo per via indiretta. Molti di questi strumenti sono gestiti, infatti, dalla Banca Europea per gli Investimenti (BEI) e dal Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI) e sono erogati ai soggetti beneficiari attraverso degli intermediari finanziari.

D. Internazionalizzazione delle PMI. Il sostegno consiste generalmente nel fornire assistenza alle organizzazioni intermediarie e/o alle autorità pubbliche nell’ambito dell’internazionalizzazione, al fine di aiutare l’accesso delle PMI nei mercati esterni all’UE. Questi piani di assistenza non offrono finanziamenti diretti alle PMI ma si rivolgono a intermediari e/o autorità pubbliche. Il sostegno è quindi spesso indiretto.


Maurizio Verona

maurizio.verona@mposervice.com

Dottore Commercialista in Catania

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