Il Buy back in Italia e in Giappone

In un mio recente focus in tema di buy back azionario (Il Buy back e la sua attuale diffusione in Italia, ilsocietario.it, Giuffré Francis Lefebvre, 31.05.2023) ho constatato come tale tipo di operazione finanziaria sia particolarmente diffusa in Italia tanto che tra le grandi società quotate nella Borsa di Milano si parla di una vera e propria corsa al buy back. Da Unicredit a Banco Bpm e Bper a Intesa SanPaolo (la prima banca italiana) tali forme di investimento stanno prendendo sempre più piede. I motivi sono vari e, senza scendere nel dettaglio dei singoli istituti bancari - ma il fenomeno è in crescente ascesa in tutto il mercato azionario, non solo bancario - certamente prioritaria è la garanzia che il riacquisto di azioni proprie (di questo si tratta) fornisce in termini di sicurezza (forte è la vigilanza della Banca Centrale Europea - che deve autorizzarli - e della Banca d'Italia) e di discreta remunerazione posto che, a parità di utili, determina un incremento dei dividendi da distribuire. Ciò non è poco in un contesto di grande instabilità dei mercati finanziari.

Ma il buy back sta ormai diffondendosi anche in aree economiche estranee all'Eurozona ed in contesti economico-finanziari alquanto diversi. E' il caso del Giappone, in cui nell'esercizio finanziario di marzo 2023 tali forme di business hanno raggiunto il loro massimo storico e battuto ogni precedente record. Ciò è dovuto alla necessità delle società quotate in Borsa di pagare dividendi più alti o, appunto, di riacquistare azioni proprie a seguito della riforma della corporate governance iniziata già nel 2015 dalla nuova politica economica del governo di Shinzo Abe (Abenomics). Nello scorso mese di maggio il Topix (l'indice della Borsa di Tokyo) ha raggiunto i livelli più elevati dal 1990. 

Nel caso del Giappone, dunque, la riforma della governance inserita in un contesto economico e finanziario già molto dinamico ed in grande espansione (anche grazie ad una inflazione contenuta) sta spingendo le imprese a riacquistare azioni proprie e a distribuire dividendi più alti. In un contesto siffatto, a cui devono aggiungersi parametri anch'essi in grande ascesa come quelli legati all'incremento dei consumi, alla diffusa previsione di ripresa dello Yen, alle facili previsioni di contenimento dei tassi di interessi legati ad un'inflazione relativamente bassa, vi è chi spinge gli investitori, seppur con le opportune cautele anche in tema di analisi e selezione dei titoli, a prendere in seria considerazione il mercato azionario giapponese.

In conclusione, il buy back è da considerarsi una forma di business relativamente sicura e con discreta remunerazione. La loro diffusione in contesti economico-finanziari alquanto diversi (si pensi soltanto alle differenze in termini di inflazione tra Europa e Giappone e quindi alle differenti politiche monetarie che inevitabilmente la BCE e la Bank of Japan devono perseguire) mi induce a questa conseguenziale conclusione: la garanzia in termini di sicurezza e di fiducia che tali operazioni finanziarie infondono al mercato fa premio sulla loro redditività, che pure esiste e non è trascurabile. Ed è probabilmente per questo che i mercati finanziari a livello globale sembrano apprezzarle molto.

Girolamo Lazoppina

Articolo tratto da Lazoppina | Il Buy back in Italia e in Giappone | Studio Legale Lazoppina

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