Se fosse effettivamente condotta in porto, senza tranelli in sede di approvazione della legge, sarebbe una riforma epocale.

Gli elementi di novità indicati nel progetto di riforma Cartabia sono molteplici: un nuovo sistema elettorale misto, basato su collegi binominali che eleggono ciascuno due componenti del Consiglio, temperato da una presenza proporzionale di 5 seggi a livello nazionale, la previsione di 30 componenti del CSM, 20 togati e 10 laici

Contemplata l’abolizione del voto di lista, spazio solo alle candidature individuali e l’introduzione nell’innovativo sistema elettorale del sorteggio.

Ma il punctum dolens della riforma è costituito dall’introduzione del principio dello “stop alle porte girevoli “.

È il tema maggiormente avvertito a livello di opinione pubblica, fortemente inviso ad una componente preponderante della magistratura.

Viene impedito ai magistrati che hanno ricoperto cariche politiche elettive (parlamentare sia in Italia, che in Europa, presidente o deputato regionale, consigliere, assessore comunale, sindaco) di tornare ad esercitare funzioni giudicanti o requirenti.

Un argomento che ha provocato dispute assai aspre nei fautori di un tranquillo traghettamento, andata e ritorno, tra carriera giudiziaria e politica e custodi, a nostro parere correttamente, dell’inconciliabilità delle due funzioni: “Electa una via non datur recursus ad alteram”.

Una svolta storica, ma che vede all’orizzonte inconfondibili segnali di guerra.


Avv. Patrizio Salerno

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