La dichiarazione di inammissibilità del referendum proposto dall’associazione Luca Coscioni sul tema dell’eutanasia legale da parte della Corte Costituzionale ha avuto solo l’effetto di complicare l’applicazione delle norme attualmente vigenti sul suicidio assistito e sull’eutanasia legale.

Un caso lampante è avvenuto presso il Tribunale di Catania, dove il GUP Marina Rizza ha assolto il presidente dell’associazione Exit Italia, Emilio Coveri, che ha come scopo la difesa del diritto all’eutanasia,   “perché il fatto non sussiste “.

La Procura della Repubblica ha impugnato la sentenza sostenendo che il Coveri avrebbe istigato Alessandra Giordano al suicidio attraverso una serie continua di sms e posta elettronica, scambiati reciprocamente dal 2017 al 2019.

Per la Procura, il proposito suicidario della Giordano non sarebbe stato tale da indurla a compiere il passo decisivo avvenuto in Svizzera, a Forch.

Fondamentale il sostegno, anzi l’incoraggiamento del Coveri.

L’accusato ha smentito ogni accusa, sostenendo la piena correttezza del suo operato.

È oggettivamente difficile pensare che il presidente di un’associazione, operativa in un ambito tanto delicato, possa aver indotto dolosamente una donna al suicidio.

Ma il problema vero è rappresentato da una normativa antiquata che l’approvazione del referendum avrebbe superato, garantendo a latere, attraverso un rigido protocollo attuativo, tutti i soggetti e chiarendo definitivamente il confine da non oltrepassare in casi simili.


Avv. Patrizio Salerno



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